Clamoroso
in cattedra. No, non sto parlando di chissà quale docente splendida
verrà a insegnarci la materia x o la disciplina y. Venirne a
conoscenza è stato come un fulmine a ciel sereno. E' crollato il
soffitto e saltiamo un giorno di scuola? Niente di tutto questo, anzi
di più. La notizia ce l'ha data il preside, con tanto di amaro in
bocca. Da settembre la nostra scuola non permetterà a noi studenti
di entrare a lezione il sabato mattina. Per colpa della crisi
economica. A sentire questa notizia viene da pensare: “E vai!
Faremo la “Settimana corta” tra i banchi di scuola”. Diciamoci
la verità: in passato “marinare” la scuola, e per giunta di
sabato, era un lusso per noi, praticamente come mangiare caviale nero
a colazione e bere champagne come acqua minerale. Pensare di
farlo adesso sembra incredibile. Invece è proprio così. Niente
scuola al sabato. L'idea geniale a chi appartiene? Alla Provincia.
Che, in una nota inviata ai signori presidi degli istituti presenti
nel territorio, informava della
«chiusura al sabato degli istituti superiori e orario curricolare
esteso su cinque giorni settimanali a decorrere dal prossimo anno
scolastico 2014-2015» a causa del «perdurare della crisi finanziaria determinata dai pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti
locali e aggravata dai provvedimenti governativi». «I tagli -
prosegue la nota della Provincia -, impongono decisioni drastiche ma
necessarie al fine di contenere al massimo tutti i costi che incidono
sul bilancio e tra queste le utenze ed i costi di riscaldamento
relativi agli istituti scolastici di competenza provinciale».
«Per
questo motivo - continua la nota - è stato deciso che, a decorrere dall'anno scolastico 2014/2015, la disponibilità dei plessi
scolastici sarà limitata a cinque giorni settimanali, dal lunedì al
venerdì. Pertanto, nella giornata di sabato, tutti gli edifici
ospitanti istituti di istruzione superiore dovranno rimanere chiusi».
La nota termina con «la speranza che la situazione in futuro possa
migliorare». Ora mi sorge un dubbio. In Italia le Province sono
state considerate enti inutili perché fonte di sprechi per le casse
statali? Ma non le avevano abolite? Mah, va a capirci! Intanto la
nota diffusa dalla Provincia è già stata affissa agli albi degli
istituti di istruzione superiore coinvolti da questa decisione che
contano migliaia di persone tra studenti, docenti e collaboratori
scolastici. Presa questa decisione, sarà un sacrificio stare qualche
ora in più in classe, o alternarsi coi rientri pomeridiani. Farlo ne
varrà davvero la pena per godersi infine due giorni di libertà
seppur con un occhio sui libri. Intanto prepariamoci a rientrare in
classe, così al suono dell'ultima campanella...buon week-end (lungo)
a tutti!
Sabino
Bisso
Fonte –
http://www.lastampa.it/2014/07/03/italia/cronache/non-ci-sono-pi-soldi-a-genova-scuole-superiori-chiuse-al-sabato-per-crisi-
Sabi, questo angolo di "Trenta righe" è anche un momento d'informazione e di riflessione. Bravo!
RispondiEliminaAnche noi docenti quest'anno, specie nell'ultimo collegio plenario, abbiamo discusso del sabato libero. Probabilmente la mia scuola non si adeguerà, almeno per l'anno scolastico prossimo. Poi si vedrà. Questa crisi che sembra infinita, colpisce chi è già fragile: vedi la scuola appunto!
Grazie Sabino.
L.I.
Grazie Lucia. A mio parere che ho vissuto le due esperienze, spesso doppi turni alle elementari e sempre settimana corta alle superiori (dove ho frequentato anche una scuola paritaria e lo dico senza vergogna) sono a favore della seconda, perché era faticoso, anche psicologicamente, affrontare le lezioni in orario pomeridiano soprattutto nei mesi invernali. Alla mattina ci sono più energie psicofisiche per concentrarsi sui libri e sulle spiegazioni degli insegnanti. Non sono in grado e non voglio esprimere sentenze ma ultimamente ho sentito parlare di autonomia degli istituti scolastici in Italia. Questa funziona solo per decidere il calendario dell'anno scolastico? E poi anche la questione dell'orario settimanale per la scuola è autonomia organizzativa e decisionale coinvolgendo tutte le parti in causa (docenti, studenti, personale scolastico) a prescindere dal tempo di crisi o meno.
EliminaSabino, io non vado a scuola da un bel po' di tempo, la mia scuola ricordava più quella del libro Cuore di De Amicis. Costringere alla settimana corta con la scusa della crisi, quando sappiamo degli sprechi della P.A. mi sembra sia solo un modo di fare teatro. Cosa significa questo provvedimento, che paradossalmente saranno tagliati gli stipendi degli insegnanti? quale sarebbe il risparmio reale di una operazione di questo tipo? (emoticon penna e calamaio)
RispondiEliminaBeh Raimondo, io penso che la Provincia non potrebbe prendere alcun provvedimento senza prima conoscere il parere del Ministero dell' Istruzione dell'Università e della Ricerca sulla questione, in più se c'è un monte ore stabilito, da coprire nel corso dell'anno scolastico, questo va completato, senza andare a toccare gli stipendi di coloro che lavorano nella scuola. Tagliare sulla scuola significa tagliare sulla formazione e sulla crescita delle nuove generazioni e di quelle a venire. Grazie.
EliminaLa crisi taglia, accorcia la misura delle cose! Anche la settimana diventa più corta e aumentano approssimazione e superficialità? I pro e i contro andrebbero analizzati con calma. Argomento interessante, bravo Sabino!
RispondiEliminaNina
Grazie Nina. Non è facile prendere le dovute decisioni anche in questioni così importanti come nel mondo della scuola. Una mossa azzardata potrebbe risultare fatale e controproducente.
RispondiEliminaSabino come al solito paghiamo sempre in qualcosa: istruzione, servizi, ...Io spero che ce la caviamo, ma quanto ancora resisteremo?
RispondiEliminaClotilde e chi lo sa? Essendo italiani, alla fine, in un modo o nell'altro sapremo cavarcela come al solito. Comunque vada, secondo me, ne vedremo e sentiremo ancora delle belle. Grazie.
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